Il perdono è soprattutto dono di Dio, è una disposizione del cuore, della volontà, che dobbiamo coltivare ed assumere nei nostri comportamenti. Richiede un lungo cammino, impegnativo e spesso anche doloroso, ma nella preghiera e nell'affidamento a Dio, possiamo trovare la capacità di donare perdono. Per riuscire a perdonare occorre avere la capacità di capire come l'uomo è fatto, con i suoi limiti, con le sue debolezze. Se teniamo presente che l'uomo, così com’è fatto è fragile e molto vulnerabile, riusciamo con più facilità a perdonare. Chi perdona non finge che nulla sia accaduto, ma guarda in faccia all'offesa, cercando di andare oltre. Andare oltre è guardare alla croce di Cristo. Ci aiuterà a saper perdonare, tenere presente la nostra storia personale: noi siamo sempre dei perdonati, abbiamo bisogno del perdono. Chiediamoci: "Quante volte Dio ci perdona?"

 

Noi abbiamo conosciuto un prete, don Isidoro Meschi, che questo cammino lo ha percorso, lo ha vissuto in pienezza e noi ne siamo i testimoni.

Com'è riuscito? Certamente con la preghiera continua, la meditazione della Parola di Dio, fino a farla diventare una sua modalità di vita, fino ad assumerla come la sola guida, la sola luce e in aggiunta, una conoscenza vera a profonda dell'uomo.

Per don Isidoro, il perdono diventava spesso accettazione silenziosa dei vari disagi provocati dai fratelli, silenzio, senza la pretesa di difesa.

Perdono che diventava mitezza, tolleranza.

Perdono che diventava un timido sorriso, anche quando avrebbe voluto fare il contrario.

Perdono che è diventato man mano virtù della fortezza.

Perdono che diventava pazienza, verità... Ricordiamoci che essere veri, alcune volte, significa essere "perdenti". Don Isidoro era vero e non ammiccava mai ad alcun compromesso.

Perdono che è diventato soprattutto amore, amore incondizionato a Dio, amore ai fratelli, fino al dono della sua stessa vita (Ucciso da un giovane amato come un figlio e molto spesso perdonato).

Amore ai fratelli, qualunque essi fossero: i dotti e gli ignoranti, i vicini e i lontani, i ricchi e i poveri, gli sbandati, i tossicodipendenti, i carcerati, gli squilibrati. Con ognuno aveva un atteggiamento accogliente, che poneva l'altro nella libertà di agire, sapendo di essere capito, accolto, amato, perdonato.

Perdono che diventava umiltà. Sempre pronto a chiedere: "Scusa, per favore, grazie".

Perdono che a volte diventava severità, ma era subito disponibile a chiedere scusa.

Ripeto, perdono che a don Isidoro diventava possibile perchè amava Dio e l'uomo.

Certamente don Isidoro era un prete "vero".

 

Giuliana Gadda, per anni penitente di don Isidoro

Gallarate 13 aprile 2016

Giuliana Gadda