La sera del 14 febbraio, la nostra parrocchia ha ricordato don Isidoro nel XVII dalla scomparsa con una celebrazione presieduta da mons. Maffi, suo compagno di messa.
Nell’omelia commossa e intensa, mons. Maffi ha tracciato un ricordo vivo dell’amico don Isidoro.

Riportiamo di seguito il testo dell’omelia

Gn 9, 1-7
Prv 6, 12-19 
Mt 5, 20-26

Sento qualche imbarazzo, questa sera, perché sostare davanti alla figura di don Isidoro, fare memoria della sua presenza nella nostra vita, significa rivivere sempre momenti belli di grande intensità, significa anche far risalire dal cuore la domanda: “Perché Signore?”. Ma lui, che nella vita ha sempre guardato a ciò che era essenziale, ci incoraggia a pensare, a riflettere, ad ascoltare la “parola”, in definitiva a fidarci del Signore, anche questa sera.

La prima lettura ci ha detto che dopo il castigo e la purificazione del diluvio, il Signore rinnova l’alleanza, stringe la mano a tutti i componenti del popolo e dichiara che l’uomo è nuovamente costituito come signore dell’universo, come colui che rispetto alle creature, diventa il tramite della presenza d’ amore del Signore. E’ l’amore che dona ad ogni persona la vita, è l’amore di Dio . Il Signore chiede a ciascuno di noi di saper contemplare il suo amore, in particolare di fermarci davanti al mistero della Trinità per cogliere il grande amore che c’è in Dio. A tal punto si amano Padre, Figlio e Spirito da essere “un solo essere”. E proprio contemplando questo amore noi poi riusciamo a tradurre, nelle vicende delle nostre giornate, nel quotidiano, la possibilità di volere il bene di ogni persona che incontriamo. Il Signore però, non solo ci indica di contemplare il suo amore, ma è talmente attento a ciascuno di noi, che pone sulla nostra strada dei maestri.

Ognuno di noi è arrivato alla fede, in età matura, a partire da una propria scelta, ma fin dall’inizio della vita, il Signore ha posto sulla nostra strada dei maestri. Don Isidoro non ha potuto godere moltissimo i suoi genitori, però ha sempre avuto nella sua famiglia un riferimento costante, forte. Lì aveva tratto le linee fondamenti della propria esistenza;. poi lui è diventato maestro della nostra vita. Certo, potrei ricordare tanti passi compiuti insieme nei lunghi anni del seminario, ancora di più, tutte quelle volte che ci siamo incontrati da sacerdoti.

Ogni anno, una dozzina di noi ci si trovava a riflettere, a ragionare, a guardare avanti e la sua presenza, che negli ultimi anni si era un po’ diradata per i molteplici impegni, era sempre ritenuta da noi come una presenza estremamente ricca.

Don Isidoro era uno che non sciupava molte parole, ma ciò che diceva era sempre frutto della sua intelligenza e della sua preghiera insieme.

Intelligenza che gli permetteva di essere molto penetrante nei confronti della storia che viveva e non solo intelligenza, ma anche la capacità quotidiana di stare dentro le situazioni della gente, di lasciarsi interpellare dalla “parola” e poi di saper dire, di saper comunicare.

Lui, maestro della nostra vita, e credo sia proprio fondamentale innanzitutto, ricordarlo così, per le parole che ci ha detto, per gli insegnamenti che ci ha donato.

La seconda lettura, è un brano tratto dal libro dei Proverbi. Il Signore stigmatizza il male, dice che il luogo dove si annida il male è il cuore. “Cova propositi malvagi nel cuore, colui che si allontana da Dio”. Nel cuore si fanno le scelte decisive. Certo, come dicevo prima, il Signore ha dotato don Isidoro di grande intelligenza, ricordo il suo amore per la scuola, ricordo il suo amore per gli studenti, per le persone, ricordo il suo amore per l’insegnamento, ma quanta attenzione aveva anche al discorso della comunicazione, lui, direttore del Luce, poi capace di mettere davanti a voi, alla sua gente, omelie a volte un po’ complesse, sempre però profonde e sempre capaci di andare a ciò che nella vita cristiana è essenziale.

Anch’io, ancor oggi, e lo faccio proprio volentieri in sua memoria, dopo aver steso l’omelia per la domenica, rivado ai suoi appunti, rivado alle sue omelie; ha sempre qualcosa da dirmi, ha sempre qualcosa da insegnarmi, perché anch’io possa mettere a disposizione delle persone a cui parlo, ciò che è veramente al centro dell’esperienza cristiana.

Questo avveniva per un motivo molto semplice, perché anche da un punto di vista fisico, don Isidoro diceva con la sua vita, che era fondamentale non disperdere le proprie risorse.

Lui sapeva cogliere l’essenziale e l’essenziale lo coglieva perché al centro della sua vita, c’era il Signore Gesù, l’Eucaristia, la Sua Parola, la Parola del Signore, non tanti fronzoli, ma ciò che serviva veramente.

Allora noi comprendiamo come anche oggi la sua memoria può essere per ciascuno di noi un’ indicazione chiara. Noi siamo chiamati ad essere in questa storia che amiamo, che amiamo volentieri e ,don Isidoro, amava volentieri la sua storia, la sua città, la sua gente, noi siamo chiamati a dire ciò che è veramente essenziale della nostra esperienza, non ciò che accattiva gli uomini e le donne, ma ciò che è al centro di ogni nostra scelta, l’amore che sentiamo il Signore ci dona continuamente.

Il brano del vangelo, che abbiamo ascoltato tratto da Matteo, ci richiama innanzitutto il senso della giustizia .Una giustizia che ci permette di essere da una parte segno dell’amore di Dio per gli altri. Noi abbiamo o dovremmo avere il “volto” di coloro che specchiandosi nel Signore, imparano a mettere a disposizione degli altri il volto di Gesù.

Il nostro volto non deve essere segnato soprattutto dal nostro temperamento, ma deve essere espressione dell’amore grande di Dio per ciascuno di noi.

Don Isidoro sapeva questo ed è per questo che mentre viveva la sua vita, nella passione per la celebrazione liturgica, per l’Eucaristia, in particolare mentre viveva la sua vita nell’attenzione alla scuola, al giornale, a tutto ciò che significava comunque relazione di intelligenza con le altre persone, mentre viveva questo, è diventato anche un gigante nella carità.

Da sempre, lo posso testimoniare tranquillamente, aveva questa passione per le persone che possedevano di meno, avevano di meno anche dal punto di vista culturale, ma soprattutto dal punto di vista affettivo. Sempre si accorgeva di chi non sapeva guardare al futuro con fiducia e con speranza. Lui ha avuto il coraggio di mettersi al loro passo, di stare con loro, di ascoltare i loro problemi, le loro lamentele, ma nonostante questo, nonostante a volte fosse pesante, lui era lì, insieme, capace di vivere la carità, capace di mostrare l’amore del Signore. A volte, quando dico queste parole, mi sembra di essere un po’ irriverente nei confronti del Signore, ma il Signore gli ha proprio voluto bene, e alla fine gli ha donato la vita per sempre, quella a cui aspiriamo anche noi, una vita che Lui dona solo ai servi buoni e fedeli, una vita di grande pace. Gli ha permesso di offrire la sua vita come Gesù l’ha offerta e di offrirla a partire da una scelta profondamente scorretta, forse fatta anche senza volontà. Lui, però era lì, .era lì per amore, era lì per dire che Cristo è la nostra speranza.

Allora, e concludo, mentre siamo contenti ed onorati d’essere qui a fare memoria di una persona che ha attraversato la nostra vita, ed è stato così grande, noi vogliamo chiedere al Signore, per sua intercessione, per intercessione di don Isidoro, due doni: quello di non sciupare nulla del pensiero, dell’affetto … Ciò che lui ci ha donato sia costantemente luce per i nostri passi!

Il Signore ha scelto lui come maestro della nostra vita e noi dobbiamo avere la determinazione di non disperdere nulla del suo amore.

Poi c’è il secondo passo, quello di chiedere al Signore di essere noi, oggi, capaci di fare, come ci è possibile, tutto quello che don Isidoro, in pochi anni, ha saputo assommare nella sua vita. Il Signore che lo ha accolto tra i giusti, che lo ha reso luce per noi, accompagni nel suo amore anche i nostri passi.

Mons. Maffi