La memoria del passato si è fatta debole, in realtà non mancano ricordi che ci potrebbero sostenere e dare fiato” . Quando, per la prima volta ho incontrato questa frase nella lettera dell’Arcivescovo “La Madonna del Sabato Santo”, ho subito pensato a don Isidoro e mi sono domandato se sono stato capace di custodirne la  memoria.

Noi ricordiamo ogni anno don Isidoro, ne pubblichiamo ogni anno le parole e gli scritti, rivediamo le sue poche foto…ma che cosa significa fare memoria?

Il profeta Isaia, ci invita a gioire, contemplando i passi di coloro che sono messaggeri di pace; è un invito che il profeta ci fa, per riconoscere il dono ricevuto, una vita che si è espressa come annuncio, sentinella, voce, manifestazione della presenza di Dio nella nostra vita, nella nostra città, nella nostra comunità.

La memoria si sostiene anzitutto sapendo gustare le cose belle che abbiamo ricevuto, sapendo far rivivere i doni che ci sono stati donati.

San Paolo, nella lettera agli Ebrei,  ci ha detto “Ricordatevi dei vostri capi, considerate attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede”.

E’ un richiamo a non dimenticare come in don Isidoro, la fede ha generato e spiegato il suo tenore di vita, ha permesso di provocarci nel riconoscere che non è impossibile superare i condizionamenti del nostro stile,  del nostro tenore di vita, che tante volte ci impediscono di attuare il vangelo, di desiderare la santità, di accostarci per capire i Santi.

Chiediamo questa sera al Signore di aiutarci a fare memoria di don Isidoro, stampando nella nostra mente e nel nostro cuore quei ricordi che sanno diventare motivi costanti di gratitudine, di verifica della nostra vita, di contemplazione di quella meta che ci permette di superare ogni paura, ogni divisione, ogni stanchezza nel nostro cammino di cristiani, come membri di una comunità del Signore, che sa misurarsi con i problemi e le sfide di oggi e che continua a testimoniare la presenza di Cristo risorto.

Fissiamo nel nostro cuore in modo indelebile  innanzitutto gli occhi di don Isidoro, capaci di entrare nel cuore per scuotere, per comprendere, per consolare, per invitare a qualcosa di più grande, capaci di illuminare anche i nostri occhi e la nostra vita.

Stampiamo nel cuore le mani di don Isidoro, mani capaci di scrivere e di lavorare, forti nello stringere, come forte è l’amicizia, aperte nel donare non solo del suo, ma  più ancora la misericordia di Dio.

Stampiamo nella nostra mente e nel nostro cuore il sorriso di don Isidoro, timido e cordiale, segno di una vita amata come dono prezioso e da spendere come un tesoro nascosto, da scoprire nel cuore di ogni uomo.

Fissiamo e ricordiamo i passi di don Isidoro, veloci ma mai per sfuggire, se non da ciò che è esteriorità, da ciò che è fatuo, da ciò che è falsità. Passi veloci perché ha scoperto che ha una vita breve e che il ministero va vissuto in pienezza, anche per quei confratelli che sono stanchi , oppure che si sono stancati di obbedire al Signore.

Rivisitiamo e ripensiamo il vestire di don Isidoro, capace di comunicare quell’ identità di prete, non “maschera”, capace di comunicare povertà, che unisce e che non distacca, invito al rispetto di un dono da riscoprire ogni giorno e di un valore più grande della vita, il dono del sacerdozio.

Ripensiamo il competere nello sport di don Isidoro, che per lui era sfogo umano di chi non sa perdere tempo, ma anche invito a correre, superando stanchezza e delusioni, per incontrare veramente il Signore che viene.

Pensiamo al silenzio di don Isidoro, il silenzio con Dio, segno del suo desiderio di stare con il Signore della vita, il Signore della sua vocazione, il Signore dei fratelli più poveri, il garante della loro dignità. Il suo silenzio con gli uomini, perché la parola annunciata e confidata, potesse poi diventare vera, incarnata, illuminata, comprensiva.

E da ultimo, pensiamo e meditiamo le parole di don Isidoro. Il nostro arcivescovo (card. Martini) nelle sue prime espressioni relative alla realtà di  don Isidoro, ci dice : “Ricordo ancora con commozione i suoi interventi nel Consiglio Pastorale Presbiterale Diocesano, tutti pensati, incisivi, forti pure dal punto di vista della qualità evangelica, parole non sempre facili” , e noi diciamo mai scontate e ripetitive, parole che non sempre ci hanno accontentato, ma hanno saputo consolare, hanno saputo spronare, parole che qualche volta ci hanno giudicato, ma sempre con motivazioni e proposte di vita nuova

Mi fermo su questi otto segni della personalità di don Isidoro, per invitare tutti noi a coltivare la memoria di un prete che ha saputo donare pienezza al suo essere  pastore, maestro, compagno, fratello, amico, uomo di Dio che sa stare con tutti i suoi limiti e le sue grandezze, in mezzo agli uomini.

Se è vero, come è stato detto , che forse è stato più amato che capito, ora bisognerà fare tesoro delle sue scelte, delle sue parole, dei suoi ricordi, non solo per conservare una memoria che ci commuove un po’, ma per comprendere meglio la sua testimonianza.

Mons. Silvano Provasi